Default: dialogo aperto tra Europa e Asia. Conversazione con Paolo Mele

Antonella Marino

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In un Salento storicamente improntato all'accoglienza, le iniziative più interessanti che stanno emergendo recentemente anche in campo artistico sono proprio quelle che sviluppano la dimensione residenziale e relazionale, con un' apertura formativa e un' attenzione al dialogo con il contesto non solo nazionale. E' il caso del progetto Default, ideato dall'associazione RAMDOM di Lecce, che per la sua seconda edizione avviata a settembre punta sul confronto tra Europa ed area asiatica, avendo sempre come orizzonte teorico ed area di intervento i rapporti tra "arte, città e riqualificazione".

Dopo un esordio due anni fa grazie al supporto di Principi Attivi - il bando a sostegno dell'imprenditorialità giovanile promosso dalla Regione Puglia - RAMDOM prova a camminare con le proprie gambe, rilanciando con un nuovo focus rivolto ad Oriente la sua formula: incentrata su seminari e incontri, che hanno visto impegnati in una masterclass con artisti e curatori diciannove giovanissimi provenienti anche da paesi asiatici. Sono  Alessandro Carbone, Marco Ceroni, Claudia Roselli, Diego Cibelli e Fabio Santacroce (unica presenza pugliese) dall'Italia; Charlotte Bosanquet dall'Irlanda del Nord; Dhanya Pilo dall' India, Eun Young Sophia Kang da Sud Corea; Farid Aditama Rakub dall' Indonesia, Felicity Hammond e Hannah Stearn dall' Inghilterra, Gilly Karjevsky da Israele/Germania, Guo Xinglang dalla Cina, Jaime Reis dal Portogallo, Kanokwan Nathibayapthis dalla Tailandia, Kazim Ali dal Pakistan, Luiza Margan da Croazia/Bulgaria, Sigrid Espellien dalla Norvegia, Taryn Anne Edmonds da Hong Kong/Regno Unito, Sarawut Chutiwongpeti dalla Thailandia, Laura Plana Gracia dalla Spagna. Con loro si sono confrontati in qualità di ospiti e relatori personalità fresche come Andrea Lissoni, coordinatore e co-direttore di Xing e curatore di Hangar Bicocca; Davide Quadrio, direttore creativo e fondatore di Arthub Asia; Filipa Ramos, scrittrice e critica d'arte portoghese a Londra; l'artista e compositore italiano Roberto Paci Dalò; Alessio Antoniolli. direttore della londinese Gaswork; Francesca Girelli curatrice di Arthub Asia; Bert de Muynck e Mónica Carriço co-fondatori di Moving Cities in Cina; l'artista egiziana Heba Amin; e i componenti del collettivo indiano Design Machine, Sonal Jain e Mriganka Madhukaillya.   

 Il team ideativo di RAMDOM conta invece sull'entusiasmo di due persone di origine salentina, che dopo aver fatto esperienze fuori hanno deciso di rientrare e puntare sul loro territorio: Luca Coclite, a sua volta artista, e Paolo Mele, project manager nonché presidente dell' associazione. E' lui a raccontarci nei dettagli l'iniziativa, facendo un primo bilancio, prospettive annesse, della rassegna in corso... 

Procediamo con ordine: quando e come è nato Default? 

L'operazione nasce nel 2011 con il bando di Principi Attivi, che poi abbiamo vinto. E' stato questo il movente per il nostro ritorno. Per la prima edizione ci siamo valsi della collaborazione di Alfredo Cramerotti, che ora è direttore del principale centro d'arte contemporanea del Galles, il Mostyn, e quest'anno ha co - curato a Venezia i padiglioni del Galles e delle Maldive. Con lui abbiamo messo a punto l'idea di Default: una masterclass  di dieci giorni articolata in laboratori intensivi e sessioni seminariali, tenuti da artisti e direttori di organizzazioni culturali internazionali ogni due anni. Noi di Ramdom, che abbiamo una formazione trasversale, ci occupiamo della macchina organizzativa e ad ogni edizione ci facciamo affiancare da un partner per il ruolo curatoriale.

Come avete impostato dunque l'edizione di quest'anno?

Quest'anno abbiamo provato un dialogo più aperto verso i paesi dell' est. Siamo partiti grazie ad un piccolo finanziamento dalla Fondazione Asia - Europe (ASEF): Default è uno dei sei progetti selezionati tra diverse centinaia di proposte, cosa che ci rende molto contenti, attraverso il  programma Creative Encounter. Abbiamo partecipato al loro bando insieme ad Arthub Asia, un' organizzazione diretta a Shangai da Davide Quadrio. A segnalarci il suo nome è stato Andrea Bellini, che aveva già lavorato con noi e pur non conoscendolo personalmente sapeva essere uno dei punti di riferimento della scena asiatica. Davide mi ha risposto subito ed è nata la collaborazione: abbiamo messo insieme la proposta che è passata. Il contributo di Creative Encounter ci ha  consentito di pagare i viaggi degli ospiti ed un minimo di fee.

Il budget credo sia un tasto dolente: su quali altri aiuti avere potuto contare?

Questa volta la Regione ci ha sostenuto solo in minima parte, attraverso i "Laboratori dal basso" promossi da ARTI e Bollenti Spiriti. Il limite di Principi Attivi è che dopo il primo finanziamento ti senti abbandonato, entri quasi in un limbo. Anche se è diventata ormai un soggetto riconosciuto, l'associazione infatti non può ricevere contributi, perché deve avere almeno tre anni di attività. Questo mi sembra ingiusto: noi stiamo facendo un'operazione culturale e in questo modo non ci viene data la possibilità di crescere.

Ci siamo comunque dati da fare con pochi mezzi. Le Manifatture Knos di Lecce ci hanno messo a disposizione la sede per gli incontri, con il collegamento Internet e alcune attrezzature. Il Comune ci ha offerto inoltre un ostello a San Cataldo per ospitare i giovani artisti scelti. La masterclass per loro è gratuita, come pranzo e alloggio. Il viaggio invece è a proprie spese: per gli europei questo non è un grosso problema, ma per gli asiatici è stato un pò più impegnativo. Un ragazzo australiano ad esempio non è potuto venire, perché l'aereo costava troppo.

Ma come avviene la selezione partecipanti?

Lanciamo un bando, in cui chiediamo curriculum, portfolio e una proposta progettuale sul tema "arte, città e rigenerazione urbana". In base a questi criteri noi di Ramdom, con Arthub Asia e la consulenza dei nostri guests, abbiamo facciamo le scelte, valutando anche i progetti. Questi alla fine devono essere ripresentati e trasformati in base ai nuovi stimoli. Poi cerchiamo di realizzarne qualcuno. Due anni fa avevamo dato sostegno, anche se non siamo riusciti a fare una tappa sul territorio, la proposta di Maria Rebecca Ballestra, che si svolgeva in undici tappe in giro per il mondo, Abbiamo contribuito ad una di queste anche in termini di promozione, organizzando degli eventi di presentazione: l' operazione confluirà nella prossima Biennale di Venezia, in uno dei padiglioni collaterali.

Grazie al supporto della Fondazione con il Sud all'interno di un progetto che si chiama GAP - galleria d' arte partecipata, quest' anno abbiamo trovato un budget per pagare qualche  produzione. Dovremmo riuscire a realizzare quattro opere, tutte sul territorio. Per una come area di intervento abbiamo individuato le nostre terre estreme. L'idea è di cominciare a Lecce e spostarci poi giù verso il tacco..

A proposito di territorio, avete avuto difficoltà interagire col contesto? Siete riusciti a creare sinergie?

Siamo ritornati qui, dopo essere stati tanti anni fuori, con la voglia di dialogare e oltrepassare le divisioni, che sono tante. Però non è stato facile. Parliamo di un territorio già poco preparato a queste dinamiche, in cui è difficile riuscire a far capire cosa sia unamasterclass e con che spirito facciamo tutto ciò. A tal fine quest'anno abbiamo previsto dei momenti di apertura all'esterno, con una serie di eventi pomeridiani e serali. Abbiamo presentato screenings video con materiali portati dai curatori o degli artisti. Abbiamo allestito performance imponenti come quella di Roberto Paci Dalò e quella elettroacustica del collettivo indiano Design Machine, che ha fatto mostre anche al Moma. Inoltre abbiamo organizzato talks interessanti: Heba Amin, un' artista egiziana molto in gamba che collabora con noi, ha parlato della rivoluzione in Egitto; Alessio Antoniolli ha affrontato il tema dei rapporti tra "arte e imprenditorialità", prendendo in considerazione esperienze internazionali; Davide Quadrio si è occupato della  “sostenibilità delle organizzazioni non-profit in Asia ed Europa e il loro coinvolgimento nell’implementazione dell’arte pubblica”. D'altra parte, come dicevo, tra quest'anno e l'anno prossimo avremo la possibilità di operare direttamente sul contesto, producendo appunto dei lavori. Non sono opere che vanno in uno spazio museale o in un luogo convenzionale, ma  interventi che coinvolgono il pubblico e la comunità locale

Voi siete apparsi sulla scena pugliese insieme a due altre iniziative, anch'esse  concettualmente fresche e di taglio internazionale, come Vessell a Bari e Archiviazioni a Lecce. Con loro vi siete confrontati?

In realtà ci siamo inseguiti. Ci siamo incontrati, abbiamo pensato a forme di collaborazione, ma loro sono abbastanza dislocati e abbiamo avuto difficoltà ad organizzarci. Archiviazioni nel frattempo  ha anche lasciato la sua postazione salentina.

 

D' alto canto abbiamo provato a contattare l' Accademia di Belle Arti di Lecce, ma sembra non rispondano alle sollecitazioni. Per la seconda volta infatti, nonostante la nostra disponibilità al dialogo, ci siamo sentiti dire di no. Lo ribadisco; il contesto  è difficile, con  poche strutture  istituzionali per l'arte contemporanea, come il nuovo Must di Lecce, ma gestite male. A noi non interessa però un approccio localistico: siamo infatti fermamente convinti che  il nostro  territorio debba avere un respiro internazionale!


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