Intervista a Luigi Presicce

Antonella Marino

Salentino di Porto Cesareo, trentacinque anni non ancora compiuti, Luigi Presicce è molto più che una promessa del panorama artistico italiano. Artista “anacoreta” e “cane sciolto” come lui stesso si definisce, con una cifra creativa non omologabile all’interno di mode e di tendenze più accorsate si è ritagliato un ruolo specifico nella ricerca artistica contemporanea. Ritualità e cultura popolare, fortemente radicate in un immaginario di “origine”, confluiscono all’interno di un lavoro che sembra privilegiare di recente la dimensione performativa per creare microstorie enigmatiche e sospese, ricche di riferimenti simbolici e sacrali. Qualità che hanno colpito la giuria internazionale della seconda edizione del Premio Emerging Talents promosso dal Centro cultura contemporanea Strozzina di Firenze. È stato  scelto infatti  come vincitore su una rosa di 16 finalisti, per una performance “incantevole, enigmatica e che lascia un segno; con allusioni ai simboli dell’arte italiana e riferimenti ai rituali massonici e religiosi. L’impegno fisico delle performance insieme con la forza della presenza umana sono messi in primo piano; ma si percepisce qualcosa in più... scenari che sembrano appropriarsi dell’intimità e dello stile delle miniature e dei quadri devozionali di santi e martiri.Queste azioni all’interno delle performance ci rendono allo stesso tempo protagonisti e testimoni di riti che non possiamo decifrare del tutto e che collocano l’arte nel campo di quel tipo di contemplazione prima riservata alle esperienze religiose”.
 
Partiamo  dal Premio che hai appena ricevuto: in che consiste e per quale lavoro sei stato scelto? 
Il premio consiste in una monografia edita da Silvana editore, un progetto che realizzerò nel corso di un anno. L'opera che ha convinto la giuria internazionale composta da Achim Borchardt-Hume (Whitechapel Gallery, Londra), Barbara Gordon (Hirshhorn Museum, Smithsonian Institution, Washington DC) e Adam Szymczyk (direttore della Kunsthalle Basel) è La benedizione dei pavoni, il video di una performance realizzata a Porto Cesareo per un pubblico composto di soli due bambini, in occasione dei festeggiamenti a Novoli (Le) di sant'Antonio Abate.
 
Tu vivi a Milano ormai da molti anni. Ma, come conferma anche questo lavoro, il Salento costituisce per te un referente importantissimo. Ci racconti meglio questo legame? 
Sì vivo a Milano da tanto, forse troppo tempo. Periodicamente me ne allontano per la mancanza di luce e di orizzonte. Ritorno spesso nel Salento per una questione non solo affettiva, ma anche per quella dilatazione temporale che solo lì riesco a percepire... sembra che le giornate durino il doppio che in altri luoghi. Poi come sanno tutti quelli che nascono nei posti di mare, non se ne può fare a meno che per un periodo breve. Il legame è forte e inscindibile, i santi, le madonne, le storie raccontate a voce, sono elementi che fanno parte del mio dna, sono cresciuto con un forte senso religioso e questo riemerge sempre nei miei lavori e nella mia vita.
 
A breve sta per partire a Lecce un nuovo progetto curatoriale ideato da Giusy Checola, con cui tu collabori. Di cosa si tratta, e quali sono le sue finalità? 
Io e Giusy cureremo questo progetto chiamato Archiviazioni da lei ideato e diretto, con la collaborazione di Anna Cirignola in qualità di responsabile delle relazioni sul territorio e di Salvatore Baldi per la produzione, con la partnership della Fondazione Southeritage di Matera e in collaborazione interdisciplinare con SUM Project di Lecce.
Archiviazioni intende avviare un dibattito sul Sud contemporaneo come spazio di sperimentazione e di partecipazione, in confronto e dialogo con le esperienze artistiche e curatoriali internazionali, in termini non strettamente locali. Avrà sede in uno spazio in via di definizione che ospiterà tra le altre attività, Archivica, il primo archivio di arte contemporanea del Sud d'Italia focalizzato sul binomio arte-territorio, che attraverso le diverse sezioni intende fornire uno strumento di studio per i giovani che non hanno la possibilità di accedere a quelle informazioni che noi riteniamo utili per loro.
Del progetto fa parte un programma di azioni artistiche di indagine e sviluppo progettuale sul territorio, le cui modalità e i cui esiti riflettono le caratteristiche dei luoghi coinvolti. Comprende diverse attività come workshop, residenze per artisti e curatori, programmi di studio e mostre, che apporteranno al territorio nuovi stimoli.
 
Come si pone un'iniziativa come questa rispetto a realtà affini già operanti a livello nazionale e a quelle che stanno per nascere a Bari, per attivismo giovanile o ad opera di istituzioni? Mi riferisco in particolare alla operazione Bac, finalizzata alla nascita di un importante Centro per l'arte contemporanea nel Teatro Margherita.
Ogni iniziativa di questo genere è parte del territorio sul quale opera. Approfondimenti di questo tipo sono utili anche se si trovano a pochi chilometri di distanza; non è questo il caso di Lecce e Bari che hanno emergenze totalmente diverse. Ad ogni modo Archiviazioni opera relazionandosi con altre realtà nazionali e internazionali. Anche con quelle locali purché si condividano gli obiettivi, le modalità e le finalità, a breve e lungo termine.
 
Il tuo impegno nel promuovere esperienze di relazione tra artisti e momenti di riflessione critica si esprime anche nell'esperienza di Brown magazine...Com'è nata questa idea e come procede? 
Brownmagazine nasce come rivista on line nel febbraio di tre anni fa con Luca Francesconi e Valentina Suma. Quasi da subito si sente l'esigenza di creare uno spazio fisico che diventerà a breve Brown project space, il primo spazio di progetto nato a Milano. Di lì a poco nascerà una vera e propria scena indipendente e questo credo che abbia cambiato completamente la prospettiva. Oggi per varie necessità dirigo da solo la programmazione dello spazio che continua a essere per me luogo di confronto con altri artisti e piattaforma per progetti sempre in linea con le idee iniziali che hanno fatto di Brown uno spazio specifico per un certo tipo di arte legata alla spiritualità, l'alchimia, la metafisica e l'arte popolare.
 
Come valuti l'attuale situazione artistica in Italia? 
Non saprei valutare a pieno la questione perché ho scelto per me e per il mio lavoro una strada parallela al sistema e alla dimensione tutta elitaria dell'arte italiana. Mi rendo conto che anche questa è una risposta all'attuale situazione.
 
Che idea ti sei fatto del Premio Lum? 
Semplicemente non mi sono fatto nessun idea in particolare: non partecipo mai a gare d'arte dove bisogna iscriversi e mettersi la pettorina con il numero ben in vista.
 
Quali sono secondo te gli strumenti più adatti per la formazione e la promozione di un giovane artista? Che consigli daresti a chi vuole iniziare questo percorso, soprattutto al Sud?
Disciplina soprattutto. Tanto studio non sui banchi di scuola. Credere ciecamente in un'identità nazionale. E non partire con l'intenzione di fare soldi con questo “lavoro”, altrimenti fate Giurisprudenza…
 

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