PENNACCHIO ARGENTATO

Luca Cerizza

TESTO

IMMAGINI

BIOGRAFIA

Qual è la tua definizione di "arte pubblica"?
 
L’arte pubblica, quella che vediamo in piazza, è indirizzata a un pubblico eterogeneo e locale, ed è come le condizioni meteorologiche: non si possono evitare. Il pubblico è parte della dimensione costitutiva dell’arte, e allo stesso tempo l’arte “produce” una dimensione pubblica di condivisione e scambio, che non è mai stata così accessibile e presente come oggi. Dai blog ai social network l’imperativo è “broadcast yourself”, dove le forme d’interazione producono un pubblico sempre più privato e un privato sempre più pubblico. La corrispondenza tra pubblico e privato apre alla dimensione sociale e politica dell’arte, in grado di ridefinire spazi, tempi, identità e luoghi.
 
Secondo te come può l'arte essere testimonianza del presente? E attraverso quali forme e modalità?
 
Tutte le forme e modalità sono possibili se sviluppate in modo critico. Perché l’arte essendo una “self-critical commodity”, una materia autocritica, opera attraverso paradossi, contraddizioni, provocazioni, esercitando una critica delle immagini attraverso le immagini stesse.
 
Cos'è un monumento, nella tua opinione?
 
Il mausoleo di Galla Placida.
 
Nel vostro lavoro c'è una ricorrente componente ironica, umoristica, che gioca sui paradossi della visione come su quelli del commercio e dell'arte, o del commercio dell'arte come nel caso dell'opera DO IT JUST (2008) e del vostro intervento all'ultima fiera d'arte FRIEZE (2009). Mi piacerebbe sapere se e come l'ironia può avere, secondo voi, una valenza critica e politica.
 
Non crediamo che l’arte sia politica quando scende in piazza, o quando usa un immaginario politico in senso letterale. Per politica non intendiamo l’esercizio del potere e i meccanismi di controllo, ma l’attività politica intesa come attività performativa e critica del giudizio. L’umorismo è un’esperienza cognitiva che serve a reinquadrare una situazione, o a ri- leggere un’esperienza sotto una luce diversa. L’ironia è un mezzo retorico che si adopera attraverso ambiguità, paradossi, attraverso il senso e il non-senso del linguaggio. In generale ci riferiamo non solo all’ironia ma al cosiddetto “joke” nel senso Freudiano di ”joke as playful judgment”. In questo senso parleremmo di valenza critica del giudizio e della dimensione politica dell’arte. Do it just e The Great White Hope sono due esempi che si riferiscono a situazioni specifiche. Nel caso di The Great White Hope a Frieze, il lavoro affronta un problema in particolare, e cioè la condizione dell’arte in fiera, dove viene specificamente esposta per essere venduta e quindi si presenta in stretto senso come una merce. The Great White Hope appare come uno stand espositivo vuoto dove mancano le opere da vendere, ma lo stand stesso è un’opera. Su tutto questo si proietta anche l’ombra della crisi economica, che onestamente non era stata calcolata, perché quando presentammo l’application per Frieze il lavoro era già definito ed era l’inizio della crisi e nessuno poteva realmente prevederne la dimensione e la portata. Con Do it just l’idea era di rientrare in un reale processo di riproduzione del falso per produrre un originale: si tratta di un readymade simulato.
 
Personalmente sono convinto che lo humor, l'ironia, il sarcasmo siano ottimi strumenti critici, anche di critica politica e sociale. Come ha scritto Italo Calvino nelle sue lezione americane, lo humor è "il comico che perso pesantezza corporea (...) e mette in dubbio l'io e il mondo in tutta la rete di reazioni che li costituiscono". L'Italia ha una lunga e gloriosa tradizione in questo senso. Credo addirittura che alcune delle voci critiche più interessanti del nostro paese in quest ultimi anni, siano proprio quelle di alcuni comici. Ma la differenza con il mondo dell'arte mi pare stia nel diverso grado di partecipazione a un dibattito sociale e plitico attuale, sul quale l'arte contemporanea italiana sembra più "distratta" Qual è la vostra impressione a riguardo? Una risata ci seppellirà?
 
Crediamo che l’ironia non sia mai fine a se stessa, ma sia uno strumento retorico, un mezzo di espressione, e come tale può sempre essere valido. Ogni opera è ironica rispetto a qualcosa o a qualcuno o a un contesto, questo “coefficiente di variabilità” incide pesantemente sulla efficacia stessa dell’ironia, che inizia a essere produttiva nel momento in cui riesce ad attivare dei processi di consapevolezza e presa di coscienza rispetto a una determinata situazione.


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