29.03.2011

ARTcore. Un pomeriggio “critico” nel mondo dell’arte

Enrica Dardes

TESTO

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La galleria ARTcore a solo un mese dalla sua apertura ha già deciso di proporsi come un valido interlocutore nella scena artistica barese. A tal proposito la sua fondatrice, Mara Nitti, ha dato il via a una serie di incontri critici per discutere e confrontarsi su tematiche che interessano la realtà locale, ma anche le tendenze italiane ed internazionali in campo artistico e culturale. A inaugurare questo ciclo di dialoghi Vito Labarile, appassionato collezionista, responsabile del Premio LUM per l’arte contemporanea e consigliere incaricato per le arti visive del sindaco di Bari, chiamato proprio per dialogare con i giovani creativi baresi.
 
Labarile ha immediatamente palesato la sua volontà di creare e realizzare progetti formativi e divulgativi in campo artistico: tralasciando l’idea di sterili mappature di artisti, già da tempo cerca di innescare politiche culturali sui temi della contemporaneità sul territorio, favorendo lo sviluppo di una responsabilità sociale virtuosa. A tal proposito il premio LUM opera attraverso il costante confronto con personalità di alto profilo nell’organizzazione di convegni, workshop, seminari ed eventi collaterali; mentre le istituzioni procedono di pari passo con iniziative di rilevo quali quella del BAC (il cui progetto è stato presentato alla città di Bari in una pubblica udienza nella sala comunale della città).
 
L’idea che un architetto del calibro di David Chipperfiel sia coinvolto in un progetto riguardante la città di Bari ha subito catturato l’attenzione del fotografo Domingo Milella, presente fra il pubblico, e da ciò è immediatamente scaturito il dibatto sul nuovo centro per le arti contemporanee che Bari si accinge ad ospitare: “un centro che si coniuga con la produzione, che ha dinamiche gestionali diverse da quelle di un museo statico e dove sono fondamentali la ricerca, la produzione e la formazione”, ha affermato Labarile; “inoltre, le grandi spazialità sono i luoghi in cui gli artisti competenti devono operare, invadendo lo spazio e facendolo proprio, per far sì che il visitatore abbia ogni volta una percezione totalmente unica e diversa dello stesso spazio”; un giovane artista infatti affermava che, in particolar modo per gli artisti emergenti, elemento centrale non è lo spazio col quale interagire, ma il senso dell’opera in sé. Per questa ragione Labarile ha ribattuto che un elemento discriminante fondamentale che rende necessario uno spazio vocato all’esposizione è il voler evitare l’episodicità degli eventi, quindi la creazione di una attività continuativa, istituzionalizzata e razionalmente programmata.
 
Un altro elemento su cui il pubblico ha inteso confrontarsi è l’idea di organizzare fiere d’arte in una città a vocazione commerciale, come Bari, e sul paragone con musei di stampo tendenzialmente elitario, come quelli presenti in altre città italiane. “I processi formativi sono lenti e si catalizzano e strutturano solo se le strutture museali hanno direzioni artistiche idonee e culturalmente aggiornate – ha dichiarato Labarile – Esempi come le ultime edizioni di Expoarte non sono affatto produttive. Per questo vanno curate le politiche culturali. La direzione artistica delle attività prescinde proprio per questa ragione anche dalle scelte curatoriali, per questo noi miriamo a creare una Kunsthalle con collezione. Noi vogliamo allargare la base produttiva in questo campo, attivando tanti saperi e processi formativi in cui le giovani generazioni si mostrano all’altezza della situazione con prodotti di qualità”.
 
Emidio Romano ha poi esposto una perplessità circa il rischio di un nuovo “effetto Bilbao” a Bari per l’intervento di un archistar come Chipperfield nell’ambito di questa operazione museale, che potrebbe isolare la nuova “creazione BAC” dalla città, senza far sì che quest’ultima vi interagisca, ma facendogliela subire solo passivamente, rimanendo solo a disposizione di una ristretta élite di cittadini. “La nostra volontà è di far entrare l’arte in una quotidianità diffusa attraverso la sonda dell’artista, per questo miriamo a creare una Kunsthalle con collezione, una realtà in cui si produca arte insieme alla ricerca, ha continuato Labarile. Parlare di politiche di settore non vuol dire limitarsi al progetto del BAC, ma anche valutare tutto ciò che orbita in questo settore, come i collezionisti, le gallerie e coloro i quali offrono servizi per l’arte”. “Quello che porterà a questa città e a questa regione il progetto del BAC – ha incalzato Mara Nitti – è un confronto che non si limiti all’ambito regionale. Il fatto che giovani pugliesi non abbiano un luogo dove fruire di arte di qualità è un problema. Questo progetto ha un ruolo formativo e ci consente di confrontarci con l’estero e con realtà diverse dalla nostra”.
 
Una studentessa di storia dell’arte fra il pubblico ha poi chiesto se ci fossero eventuali possibili sbocchi lavorativi per coloro i quali lavorano nel settore culturale e Labarile ha risposto che questo modo di intendere l’arte corre su un duplice binario, sia quello del privato che quello pubblico; pertanto, entrambi sono produttori, di possibili attività produttive, formative, comunicative e di servizi aggiuntivi.
 
In conclusione Labarile ha affermato che una volta creato un distretto in cui artisti, galleristi e appartenenti al mondo dell’arte si incontrano nell’ambito di mostre ed eventi, scaturiscono naturalmente confronti e crescita culturale. E a questo riguardo si auspica anche l’intervento dell’Accademia al fine di incrementare il profilo formativo in una logica di coproduzioni. 


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