14.03.2015 RAFFAELE FIORELLA, "MENZOGNA",

TESTO

IMMAGINI

Inaugurazione 14 MARZO, h18.00

(dal 14 MARZO al 10 Aprile 2015)

mostra personale di Raffaele Fiorella
Testo di Marianna Agliottone

FINISSAGE 10 APRILE 2015 
per l’occasione sarà presentato il libro/catalogo della mostra
a cura di Pietre Vive Editore.

Galleria Ninni Esposito Arte contemporanea
Via S. F. D'Assisi, 26 - 1° piano, Bari.

 

La mostra rimarrà aperta fino al 10 Aprile 2015 ore 10.30 - 13.00 \ 17.30 - 20.00. Lunedì mattina chiuso. Festivi su appuntamento, cell.3476754203

 

MENZOGNA, UN INVITO ALLA VISIONARIETÀ

di Marianna Agliottone

In cosa consiste la “menzogna”? Che universo di senso vuole racchiudere il titolo di questa mostra? Nelle parole di Raffaele Fiorella: «La menzogna può essere intesa secondo un'accezione positiva e non necessariamente negativa. Può significare attività capace di trasformare la realtà per renderla più come piace a noi, la capacità degli uomini di inventare storie, luoghi, vissuti, cose che non esistono ma che vorremmo esistessero». La menzogna dunque è il prodotto dell’immaginazione, ma essendo l’immaginazione il recupero e il rilancio di materiali archiviati nella memoria, non importa se conscia o inconscia, la menzogna è un legittimo processo di pensiero, anzi di costruzione della realtà. È diaristica, autobiografica, introspettiva e sublimatoria come l’arte romantica, di cui forse è l’estrema propaggine. È altrettanto un modo per affrontare il mondo, poiché è a beneficio di valori non necessariamente univoci che lascia libero corso alla fenomenologia del divenire.

In questa esposizione, dal filo conduttore video-digitale, l’effetto immediato che producono i disegni, per esempio, è fortemente straniante. Nella misura in cui le scene appaiono come storie di vita quotidiana per così dire congelate, immobilizzate in una dimensione oniricamente sospesa. Gli oggetti domestici, i volti, le fronde, le architetture della quotidianità urbana, studiosamente dosati,  si inventano a vicenda, si anagrammano. Immersi nel luogo sconfinato del non-spazio e del non-tempo, trascrivono il brivido di storie inventate di cui custodiscono la soglia: sono un invito, rivolto allo spettatore, al sottile gioco della scoperta della faccia nascosta delle apparenze.

Del resto, anche se caratterizzata dal rigore o da strutture ritmate da unità primarie (come cubi, parallelepipedi e simili), il lavoro di Raffaele Fiorella non ha la fredda impersonalità del rigore più minimal. Le sue installazioni sono ricoperte di cromaticità vivaci, fogliame vibrante, attraversate da riprese in slow-motion di alberi in movimento e nuvole che attraversano il cielo: «Alcune mie opere» dichiara l’artista, «richiamano l'idea di una città ideale sommersa dalla natura e dove regna la tranquillità più assoluta. Anche qui, il risultato è un punto di incontro tra vita reale e vita immaginata». Da questa stessa poetica, nascono anche i suoi “lightbox”: schermi articolati in combinazioni potenzialmente infinite, dove l’ombra è come un seme interrato che si produce alla superfice in immagine e figura. Sono video dove il pubblico è immerso in messe in scena di natura surreale (come quella figura che vola nel cielo come se fosse un aquilone). Dove c’è un tratto ludico in quel che i protagonisti fanno (che forse è l’essenza del loro essere), come se rappresentassero una società di figurini da operetta. E a questo proposito, Fiorella sottolinea: «L'arte è una delle poche soluzioni che ci dà la possibilità di fuggire dalla realtà e ci permette di concretizzare materialmente, per un attimo o per sempre, dei pensieri o sogni. Quindi, per me, l’arte è la massima espressione dei nostri sentimenti». E così l’arte si sente libera di esibire la menzogna esaltandone il potere visionario e dell’immaginazione, e usandola, in definitiva, come via per arrivare alla libertà. 


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