24.09.2015 FRANCESCO ARENA,” SETTE, UNO, QUATTRO”

TESTO

IMMAGINI

Galleria Raffaella Cortese, Milano. Opening 24 settembre 2015

Galleria Raffaella Cortese è lieta di aprire la nuova stagione con una mostra personale di Francesco Arena. Per la sua prima mostra alla galleria, l'artista italiano realizzerà tre nuovi progetti pensati e progettati per i tre spazi espositivi, il cui numero civico dà il titolo alla mostra: sette, uno, quattro (sette, uno, quattro).

Nello spazio a n. 1 Arena mostra tre sculture in bronzo lucidato, autoritratti in cui l'artista

sottolinea la lunghezza della barba dopo 57, 110 e 210 giorni di crescita. Il trascorrere del tempo è un elemento ricorrente nella pratica di Arena e si riferisce spesso all'immaginario dell'artista o di storico eventi che hanno segnato il nostro passato recente. In questo caso, il 57 sono i giorni tra le stragi di Capaci e via D'Amelio; 110 giorni è la durata del soggiorno di Nietzsche dell'ultimo di Torino; 210 sono i giorni corrispondente alla durata della Prima Guerra del Golfo.

Lo spazio al n. 4 è diviso da un nuovo muro in due camere separate. Ogni stanza ospita solo una lastra di granito, impostare ad un'altezza di 2 m e 30 cm. Sulla lastra è un'iscrizione proveniente da un pensiero di Susan Sontag (banalità incessante e il terrore inconcepibile). In questa definizione americana somme intellettuali e prevede la descrizione della nostra era. Francesco Arena dà forma fisica al concetto di Sontag attraverso questa scultura che divide e collega contemporaneamente le due camere nello spazio espositivo.

Infine, al n. 7 è un'installazione composta da numerose sculture realizzati a mano da Arena, fatta di DAS, che rappresentano i 57 angoli e spigoli 58 della sua casa in Puglia. Ogni angolo o il bordo è composto di tre segmenti. La somma della lunghezza di questi segmenti moltiplicato per il numero di angoli e bordi è di 91 metri, che corrispondono alla somma delle altezze dei due Buddha di Bamiyan che erano distrutta dai talebani nel 2001. L'uso di DAS, un materiale che è modellato con le mani e che

non ha bisogno di essere cucinato, è un riferimento alle rovine delle sculture afghani, costruite e distrutte da uomini.

Le tre opere concepite per l'esposizione, anche se apparentemente diversi, presente sia formale i punti di contatto concettuali.

In tutte le opere è il concetto di taglio (nella tacca che segna la lunghezza della barba nel bronzo


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scultura, il taglio nella parete in cui è installata la placca e l'idea di staccare gli spazi, che è

corretto di bordi e gli angoli) e un riferimento costante per tempo (i giorni che la barba prende a crescere; il tempo descritta da Sontag e l'eternità, purtroppo distrutta, dei Buddha).

Inoltre, i tre opere sono una riflessione sul concetto di monumento, che ha sempre interessato l'artista, una riflessione sulla sua essenza e funzione, a partire dai materiali utilizzati e la continua rimandi tra la sua storia personale e la storia del mondo che tutti conosciamo.

 

Francesco Arena è nato a Torre Santa Susanna, Brindisi, nel 1978. Vive e lavora a Cassano delle Murge, Bari.

Tra le sue mostre personali si ha: 2014, 3 riflessioni Ludwig e 1 orizzonte, NoguerasBlanchard, Madrid; 2013, Onze mille

cent quatre-vingt jours sept, Frac Champagne-Ardenne, Reims; 2012, Trittico 57, Project Room, Museion, Bolzano; Orizzonte

con RIDUZIONE di Mare, Monitor, Roma; 2011, Com'è piccola Milano, Peep Hole, Milano; 2010, Art Statement, Art Basel, Cratere,

De Vleeshal, Middelburg NL; 2008, 3,24 mq, Nomas Foundation, Roma.

Ha anche preso parte a numerose mostre collettive tra le quali: 2015, Triennale, Milano; Nero su Bianco, American Academy,

Roma, Anche le sculture muoiono, Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Firenze; 2014, Liberdade em Movimento,

a cura di Jacopo Crivelli Visconti, Fundação Iberê Camargo, Porto Alegre, Brasile; 2013, Vice Versa, italiano Pavillon, 55

Biennale di Venezia, Venezia; 2012, La storia Che non ho vissuto. Testimone indiretto, a cura di Marcella Beccaria, Castello di

Rivoli, Rivoli (TO), Sotto la Strada la Spiaggia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, Lanza Una roca ya ver que pasa

/ Lancia una roccia e vedere cosa succede, a cura di Juan Canela, La Casa Encendida, Madrid; 2011, Pleure qui peu rit qui veut

- Premio Furla 2011, Palazzo Pepoli, Bologna

 


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