27.10.2012 KRISTINA KVALVIK, THE WONDER OF THE I, DA MURATCENTOVENTIDUE

TESTO

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La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo programma espositivo con The Wonder of the I, la prima mostra personale in Italia di una giovane artista norvegese, Kristina Kvalvik.

La mostra è sostenuta da The Danish Arts Council e da The Office of Contemporary Art Norway a cui l’associazione rivolge il suo ringraziamento.

Nei paesi del Nord Europa l’uso del video da parte degli artisti appare massiccio e più che altrove caratterizzato da una pluralità di intenti ed esiti formali.

Protagonista di molti video è la natura vista a volte come grembo, altre come luogo minaccioso.

E la natura è al centro dell’ ultima ricerca di Kristina Kvalvik , messa in relazione con le caratteristiche e i limiti della vita dell’uomo contemporaneo.

I suoi lavori si concentrano su un tema, la rappresentazione di fenomeni naturali ed il rapporto uomo natura, che ha una lunga tradizione nel documentarismo oltre che nel campo dell'arte: la natura è stata in particolare un motivo dominante e soggetto nella storia dell'arte nordica attraverso il ruolo centrale svolto dal genere della pittura di paesaggio del XIX secolo.

Nell’arte contemporanea l'esplorazione di questo tema ha dato luogo a un interesse marcato per l’ambiente, inteso sia come ecologia sia come relazione tra l'individuo e lo spazio naturale o urbano.

In Distant Landscape, una proiezione video, l’artista racconta allegoricamente in modo poetico e al contempo duro la natura e la paura che nasce da ciò che di essa appare all’uomo inspiegabile e misterioso. Il video , che è stato realizzato in 8 mm a Akureyri in Islanda, rifacendosi al genere horror, è costituito da immagini di paesaggi in cui si riconoscono tracce di un personaggio che si muove in un ambiente desolato. I testi che scorrono sulle immagini parlano di storie di uomini nel loro rapporto intimo e sensuale con la natura.

Nei suoi lavori l’artista pone l’accento sui limiti della nostra capacità di osservare la realtà e interpretarla, suggerendo che spesso ciò che vediamo è ciò che ci aspettiamo di vedere, frutto della proiezione di desideri e di paure.

Kristina Kvalvik lavora in modo sperimentale, i suoi video infatti contrariamente alla chiusura prospettica dei film d’intrattenimento, presentano una struttura narrativa aperta all’interpretazione dello spettatore ed i suoi personaggi prendono forma dalla prospettiva di chi osserva piuttosto che da quella di chi viene osservato. Inoltre tutti gli elementi classici su cui si basano i film di genere vengono decostruiti e riutilizzati creando un effetto allo stesso tempo familiare e disorientante per lo spettatore.


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