BOCKLIN, PASCALI, E IL MARE CONVERSAZIONE CON MATT COLLISHAW,

Antonella Marino

TESTO

IMMAGINI

Seducente e trasgressivo, legato all' arte del passato e insieme sperimentatore di tecnologie sofisticate, spietato ma poetico cantore della fragile condizione umana, l'artista inglese Mat Collishaw - emerso sulla scena internazionale con gli scandalosi Young British artists lanciati dal collezionista Charles Saatchi negli anni novanta - è quest'anno vincitore del Premio Pascal (scelto da una commissione formata da Rosalba Branà, Lorenzo Madaro e Antonello Tolve). Per la sua  mostra  negli  spazi della Fondazione Pascali a Polignano ha allestito un percorso di opere recenti e una complessa videoproiezione ispirata al luogo, da cui partiamo per una breve conversazione.... 

Fulcro della mostra per il Premio Pascali è la videoinstallazione ispirata al dipinto simbolista di Arnold Bocklin, “L ‘isola dei morti”. E’ un lavoro del 2005 ma ripensato per questo luogo: l’sola virtuale che si anima attraverso un software con continui passaggi di luce e ombre dal giorno alla notte, rimanda infatti all’isolotto reale che connota lo skyline marino di fronte al museo. Qual è la genesi di questo scambio visionario?

Non capita spesso di esporre in un ambiente così spettacolare. Ero consapevole che dopo aver visto il mio lavoro il visitatore sarebbe andato incontro all'esterno alla visione infinita del mare che si estende all' orizzonte. E' un' immagine con cui è difficile competere, così ho deciso di posizionare il mio lavoro, "L' isola dei morti", direttamente di fronte ad esso, come un porta d'ingresso da un mondo all'altro. Lo spettatore quindi prima vede l'isola fantastica sospesa nell' inquadratura, e poi si sposta verso la realtà, rendendo la prima isola un' apparizione. Fuori, guardando a destra, si vede l'isola dell'Eremita con il crocifisso eretto, che appare nel lavoro di Pascali. Questa riecheggia l'Isola dei Morti e rimanda ad un topos comune nella pittura romantica e sublime, in cui lo spettatore è invitato a contemplare il vuoto e il suo posto in esso. Il contesto di quest' opera in effetti favorisce una riflessione sull' assenza e il nulla.

Lei si è definito “fan” di Pino Pascali, pur sottolineando il contrasto tra la sua sensibilità “nordica” e il temperamento meridiano di Pascali. Che idea si è fatta di questo artista e qual è il bilancio dell’esperienza a Polignano?

Sebbene gran parte del lavoro di Pascali sia tratto dalla natura, non ne è mai una rappresentazione diretta, ma è piuttosto un mezzo per coglierne lo spirito o utilizzarla come punto di partenza. Le sue sculture evocano certi aspetti del mondo naturale facendo riferimento ad elementi che riconosciamo, ma lasciando che la nostra immaginazione vada oltre i suoi limiti normali. E' un aspetto che mi interessa anche per la mia ricerca: presentare cose che sono familiari, ma infondervi una luce diversa...

Bellezza e decadenza, perfezione e corruzione, elevazione e abisso, orrido e fantastico...Tutt a la sua produzione si mantiene in equilibrio su questo sottilissimo crinale. L’impressione vedendo le opere da lei selezionate per questa mostra è che, rispetto alle più “scandalose” opere degli inizi, prevalga negli ultimi anni l’attenzione per la dimensione estetica, per un altrove in cui l’enigma dell’arte sublima quello della vita. E’ così? C’entra l’età, o una diversa visione della vita - e della morte?

Penso che sia probabilmente naturale che le proprie tecniche diventino un pò più raffinate con l'età. Se intagliassi la pietra, dovrei fare incisioni violente con uno scalpello prima di procedere con una modellazione per far emergere la scultura. Quando si invecchia si diventa più consapevoli anche delle sottili sfumature delle dimensioni più oscure della vita. Mi piacerebbe pensare che i primi lavori che ho fatto siano stati qualcosa in più di un semplice tentativo di scandalizzare, però sono sempre stato convinto che fosse importante fare un' arte che rifletta il mondo, lati brutti compresi.  Non credo che sia cambiato, ma la mia tavolozza si è nevitabilmente ampliata, così cerco di incorporare quel poco che ho imparato lungo il percorso.

Crede che un problema simile coinvolga tutti i protagonisti della generazione YBA, gli Young British artists di Sensation? Che cosa pensa del cambiamento di rotta dichiarato da Saatchi? 

Non sono autorizzato a giudicare ciò che fanno altri artisti, ci sono tanti artisti diversi, con le proprie sensibilità, che è impossibile generalizzare. Mr Saatchi cambia rotta in continuazione: cosa salutare se sei un artista emergente, perché lui è sempre aperto al nuovo e al diverso. Non sono sicuro di ciò che ha appena dichiarato, non vedo l'ora di sentirlo. Il suo rapporto con gli Young British Artist ha colto nel segno, perché la loro ricerca aveva una qualità comune, semplice e incisiva, che si coniugava con le sue esperienze nel mondo della pubblicità. Alcuni di questi lavori furono forse realizzati per competere con o sono stati influenzati dalla chiarezza della pubblicità in Gran Bretagna in quel periodo.

In Italia ha esposto molto più che in altri paesi europei. E’ questione di feeling? Non teme che dalla fascinazione delle sue immagini discenda una interpretazione superficiale, manieristica, del suo mondo? 

Mi piace molto Rubens, ma preferisco Caravaggio . Forse perché Caravaggio non si preoccupava di dipingere il dettaglio sullo sfondo, si limitava a spazzolarelo tutto di nero. E' ipotizzabile che non avesse il tempo di dipingere dettagli superflui, ma ciò non produceva effetti negativi, anzi i dipinti sono più forti e più funerei. E' una cosa che che mi piacerebbe imitare. Chi sa dove potrei arrivare, pathos produce pathos, così dicono.

Per concludere, quali sono i suoi prossimi progettti?

Ho appena inaugurato una rassegna al Bass Museum di Miami. Sto poi realizzando un' altra mostra per il New Art Museum a Walsall . In programma ci sono inoltre un paio di probabili esposizioni in Italia ....


torna su

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.