26.03.2011

Fondazione BAC, un progetto architettonico non invasivo

Enrica Dardes

TESTO

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Il 26 marzo scorso la città di Bari apriva ufficialmente le sue porte alle idee e ai progetti della costituenda fondazione BAC (Bari per l’Arte Contemporanea). In una sala comunale gremita di spettatori, con una teleconferenza in altre due sale, l’architetto sir David Chipperfiel illustrava il suo progetto di ripristino della struttura del Teatro Margherita e della zona antistante del Mercato del pesce.
 
Dopo un’attenta e approfondita analisi storica dell’evoluzione dello spazio urbano occupato dal teatro e delle vicende storiche che ne hanno caratterizzato la vita, David Chipperfiel e i suoi collaboratori hanno approntato un progetto perfettamente calibrato sulle caratteristiche del fabbricato. Il teatro è un unicum nel suo genere e ha la peculiarità di essere costruito interamente su palafitte immerse nel mare: questo comporta delle condizioni climatiche interne lontane dagli standard museali attualmente in vigore. Certamente questo è, o meglio potrebbe essere, uno degli ostacoli più complessi da affrontare nell’elaborazione del progetto di ripristino. Ciononostante apportare delle modifiche strutturali ingenti, oltre che assai dispendioso, sarebbe un procedimento snaturante il fabbricato stesso. Per questa ragione il team dello studio Chipperfield ha ideato un progetto definito “a scatole cinesi”, che crea delle treasure boxes in cui poter tutelare e mantenere le condizioni necessarie per la conservazione ottimale delle opere esposte, senza far sì che le zone dell’edificio in cui tali requisiti non sono richiesti (sono previsti spazi multifunzionali e dalle diverse destinazioni) vengano interessate da questo procedimento indaginoso. Inoltre, come prassi ormai nel circuito dei grandi architetti, la linea di fondo proposta dal progetto prevede un impatto strutturale per nulla invasivo, anzi assolutamente neutro e con l’inclusione di numerose finestre – sempre laddove ve n’erano in origine e sono state chiude in seguito – in modo tale da lasciare la struttura inalterata, rendendola unicamente luminosa e funzionale all’uso. Elemento distintivo del progetto sono state poi le tre proposte di scalinata per accedere ai piani superiori, in alcuni casi progettate sulla falsariga della struttura del Solomon Guggenheim di New York, per assecondare la morfologia degli spazi e spettacolarizzare ulteriormente il dinamismo delle forme armoniche dell’edificio.
 
A seguito dell’intervento di sir Chipperfiel, si è passati alla presentazione di profili di carattere burocratico forse meno affascinanti, ma ugualmente determinanti. Il prof. Pierpaolo Forte, docente di diritto amministrativo, nonché consigliere della Fondazione Morra Greco di Napoli, ha esposto le linee guida della proposta di progetto avanzata dalla fondazione napoletana al Comune di Bari, illustrando come entrambe le istituzioni mirino alla creazione di partnerariato pubblico-privato in cui qualunque forma giuridica no profit, nella fattispecie per lo più fondazioni, voglia inserirsi, potrà farlo. L’ingresso della fondazione napoletana non è, dunque, affatto esclusivo e non presuppone il diniego di accesso ad altri enti interessati a questo tipo di collaborazione. Ovviamente Forte non ha fatto mistero di quelle che saranno le iniziali difficoltà a cui qualunque partner andrà incontro sotto il profilo economico fino a quando la fondazione BAC non entrerà a pieno regime in una fase di stabilità e assestamento, ma, nonostante ciò, ha espresso la sua totale disposizione a prender parte al progetto.
 
Analoga disponibilità e pari entusiasmo ha poi mostrato il sindaco Emiliano. Quest’ultimo si è mostrato emozionato all’idea che una città del sud Italia, quale è Bari, abbia la possibilità di diventare un piccolo tassello del composto mosaico dell’arte contemporanea europea e che in questo sia aiutata e supportata da attori del calibro dell’architetto Chipperfield e della fondazione Morra Greco. “Siamo stati in grado – dice Emiliano – di mettere da parte tutte quelle miserie che ciascuno di noi inevitabilmente vive, per costruire un progetto comune, che non appartiene a nessuno, ma che in qualche modo vuole riscattare l’immagine di un Sud che viene rappresentato come un soggetto che aspetta di essere salvato. […] Per questo chiunque voglia stare al fianco del nostro iniziale partner privato in questa impresa, è benvenuto”.
 
Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, ha poi appoggiato le tesi del sindaco affermando come auspichi “a una nuova governance del Mezzogiorno che veda il Sud non come area geografica a parte, campanilistica, ma come un punto di riferimento che abbia due poli importanti come Napoli e Bari, senza confini stretti di singole regioni”.
 
A chiusura della mattinata di lavori in Comune è intervenuto Raffaele Fitto, ministro della Commissione parlamentare per le Questioni  regionali, che si è dimostrato interessato al progetto presentato: “L’intervento, come diceva il professor Forte, di altre realtà private per sostenere questo progetto, traccia il percorso della sinergia tra pubblico e privato nella gestione dei beni culturali e opera come sollecitazione al mondo imprenditoriale.” Prosegue poi: “Seguendo questa collaborazione fra Puglia e Campania possiamo ragionare sulla modalità con le quali cogliere un percorso che trasformi un’idea in realizzazione. Il tema della quantità delle risorse è secondario rispetto alla qualità della spesa delle risorse disponibili e se siamo qui è per utilizzare risorse importanti presenti nel Piano per il Sud, così come quelle del programma operativo interregionale per gli attrattori culturali della Comunità Europea”. Il ministro ha poi concluso il suo intervento auspicando una collaborazione attiva e proficua fra le istituzioni e sottolineando assai positivamente lo slancio culturale di questa iniziativa.
 
Non è poi entrato nel merito della scelta dei membri della Regione Puglia di non presenziare all’evento, ma ha ugualmente auspicato una loro successiva partecipazione alla costituzione della fondazione


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