IL RILANCIO DEL MADRE A NAPOLI E IL MERIDIONE COME OPPORTUNITÀ

Antonella Marino

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E’ Andrea Viliani il regista del nuovo corso del Madre, il museo regionale d’arte contemporanea di Napoli che sotto la sua direzione fresca ha avviato un importante programma di rilancio con tre mostre appena inaugurate: una grande e per molti versi sorprendente retrospettiva del pioniere della pop art tedesca Thomas Bayrle; la presentazione completa del progetto “afgano” di Mario GarciaTorres, l’artista messicano (visto a Kassel) impegnato per otto anni nella ricostruzione poetico-documentaria dell’ esistenza del One Hotel di Alighiero Boetti a Kabul; una personale della talentuosa napoletana Giulia Piscitelli, che ne restituisce l’energetico percorso dagli anni novanta ad oggi.

Quarant’anni appena compiuti, di origini piemontesi, già direttore della Galleria civica di Trento, Viliani sembra voler imprimere al Madre un taglio più dinamico, capace di coniugare rigore di ricerca e presa diretta sul presente, con attenzione specifica ai legami tra la realtà artistica campana e il contesto globale:come dimostrano i criteri di ricostituzione della collezione (con l’ausilio di uno staff formato da un critico di esperienza come Vincenzo Trione e dai due giovani curatori Alessandro Rabottini ed Eugenio Viola), presentata la settimana scorsa in anteprima.

Ma di queste iniziative e di una più ampia prospettiva per il Sud dell’arte, è lui stesso a parlarne…

Da pochi mesi lei è direttore artistico della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee a Napoli e la settimana scorsa ha inaugurato una nuova stagione per il museo, con tre mostre importanti e l’avvio della nuova collezione. Può raccontarci quale situazione ha ereditato? Qual è il suo programma a breve e medio termine e a quali criteri è improntato?

Il Madre, e si è visto nuovamente all'inaugurazione venerdì 21 giugno, è un museo al centro di molte emozioni e a cui il pubblico chiede, e direi giustamente, molto in cambio. A me spettava solo restituirlo a queste emozioni, corrispondere a questa domanda di arte, cultura, intelligenza, emozione, ricerca e... speranza, perché no... ne abbiamo bisogno tutti, oggi, di speranza, anche i musei che sono chiamati a un compito importante: farci guardare oltre alla situazione attuale, alla contingenza, fornendo possibili spunti e strumenti che ci aiutino ad affrontare meglio le sfide di un presente complicato.  Questo sarà lo sforzo, questa sarà l'attenzione, questa sarà la dedizione che animerà anche il programma futuro del museo e del sottoscritto. Un museo che vuole essere immerso nella contemporaneità, consapevole che per farlo occorre guardare indietro, non solo avanti, e alla fin fine sporcarsi le mani con l'oggi. Tanto lavoro, ma venerdì abbiamo capito che ne vale la pena, e ci dedicheremo tutti a questo lavoro con rinnovata, e radicale, passione, per questo lavoro e questo museo. 

Fra i problemi aperti, c’è notoriamente quello di ricostituire una collezione permanente. Come sta procedendo, sia sul piano culturale come progetto di definizione di identità, sia sulle strategie di acquisizione?

 La collezione è il cuore e il cervello di un museo, lo spazio-tempo in cui si incontrano la sua memoria e la sua funzione di delineare un possibile futuro, di immaginarlo e condividerlo. Per farlo il MADRE si è dotato di un Dipartimento di ricerca, di cui vorrei citare funzione e metodo di lavoro, delineati dal Coordinatore generale del Dipartimento, lo storico e critico d’arte Vincenzo Trione, assistito da Alessandra Troncone. Nel dotarsi di questo Dipartimento il MADRE si pone nella prospettiva di porre al centro del metodo di lavoro quotidiano del museo appunto l’attività di ricerca, orientata alla formazione e allo studio della collezione permanente del museo. L'intento è quello di rendere il Dipartimento uno spazio di "riattraversamento" di momenti rilevanti della storia dell'arte contemporanea, quale luogo di confronto con studiosi di diverse generazioni e di varia formazione.  Proponendo un modello inedito per l’Italia, il Dipartimento del MADRE è modellato sul funzionamento dei dipartimenti di importanti musei internazionali, quali The Research Department della Tate Gallery e del Victoria & Albert Museum di Londra, The Department of Scientific Research del Metropolitan Museum di New York, The Getty Resarch Institute del Getty Museum di Los Angeles. L'obiettivo primario sarà quello di tracciare una storia dell’arte, degli artisti e delle istituzioni a Napoli e in Campania, dalla metà degli anni Sessanta ad oggi, attraverso l’individuazione, lo studio e la catalogazione di materiali storici. Dando avvio ad un dialogo con istituzioni differenti, quali università, accademie, centri di ricerca, fondazioni, archivi storici pubblici e privati, collezionisti, imprese creative, il Dipartimento si propone periodici aggiornamenti dei risultati ottenuti in fase di ricerca, con l’obiettivo di produrre e condividere conoscenze. Seguendo gli sviluppi della ricerca, sul sito del museo saranno pubblicate di volta in volta schede sintetiche su alcune opere particolarmente significative incontrate nel percorso di studio. La ricerca si strutturerà su alcuni focus fondamentali, a partire dai quali si intende ricostruire la mappa dei protagonisti e degli eventi fondamentali per la storia dell’arte contemporanea a Napoli e in Campania e di basare su tutto ciò lo sviluppo della collezione permanente del museo, una collezione quindi che sfugge al mainstream, che sarà, mi auguro, unica al mondo e che il mondo dovrà venire a Napoli per vedere: artisti napoletani/campani e artisti stranieri che hanno avuto un rapporto di continuità con la città di Napoli; principali gruppi e movimenti artistici; storia della critica d’arte sul contemporaneo; attività delle istituzioni pubbliche sul territorio; attività delle gallerie private e delle fondazioni; principali eventi espositivi; riviste; il collezionismo del contemporaneo. Nel corso delle prime fasi di ricerca, l’attenzione si focalizzerà in particolar modo sull’attività degli artisti sul territorio.

Sono particolarmente grato a Vincenzo Trione e a chi lo assisterà, per aver dotato il MADRE, con il metodo di lavoro da loro delineato, del miglior strumento possibile per lo sviluppo specifico di una collezione permanente, fatta di opere ma anche di documenti, testimonianze, della ricostruzione rigorosa di un contesto, che non potrà che radicare il MADRE nella sua comunità e contribuire a renderlo sempre di più il museo a vocazione internazionale che è sempre stato fin dalle sue origini.

Si è molto discusso dei rapporti fra il MADRE e il contesto sociale e culturale di Napoli, e in particolare dei livelli possibili di intervento fra orizzonte necessariamente internazionale dell’arte e attese di chi opera sul territorio. Lei viene da una esperienza – quella di Trento – che presentava interessanti analogie pur in contesti diversi. Come pensa di regolare e rilanciare una politica di relazioni così delicate, specie nel Mezzogiorno?

Come dicevo prima, livello locale e internazionale a Napoli e in Campania non si possono disgiungere, ed è questa la grande forza storica di questo "territorio dell'arte", e la grande sfida che il MADRE deve sapere cogliere, anche in vista della possibilità di diventare un modello, una case history istituzionale per tutto il Sud d'Italia. Sono per altro convinto che proprio il Mezzogiorno abbia, oggi, in quel mix straordinario, in quell'industria non delocalizzabile, in quel petrolio inesauribile che è la cultura... uno degli asset vincenti contro questa e ogni altra crisi. Vorrei sottolinearlo: credo che l'Italia possa e debba ripartire dal Sud, dai modelli che propone, e, per quanto ci compete e per quanto sarà possibile, il MADRE farà la sua parte. 

 Le questioni precedenti non possono ignorare ovviamente il contesto di crisi generale del Paese e in particolare i suoi pesanti riflessi sul sistema nazionale del contemporaneo. Quali sono le richieste essenziali da fare a Governo e Parlamento? Ci sono iniziative che potrebbero assumere in autonomia i musei e le istituzioni dell’arte? Che pensa della “rete” auspicata da un convegno promosso nei mesi scorsi dal Mibac proprio a Napoli?

 Il MADRE gode oggi di una solidità rinnovata grazie all'investimento regionale: l'impegno da parte delle istituzioni pubbliche è garantito su base pluriennale e, di converso, a chi dirige il museo spettano compiti di accountability stringenti. In molti altri casi, la crisi sta però minando, nell'insicurezza dei fondi da parte degli enti pubblici, o nella loro garanzia solo a breve termine, la capacità programmatoria di vari musei e lo sviluppo di importanti collezioni permanenti. Il che rischia di far perdere ai nostri musei l'autorevolezza necessaria nei confronti del sistema stesso dell'arte internazionale, mettendoci in cattiva luce anche nei confronti di quei soggetti privati a cui invece dovremmo poter essere in grado di chiedere risorse aggiuntive. Le istituzioni centrali e locali del nostro paese, ma anche i professionisti che amministrano i nostri musei, devono finalmente concordare che investire in cultura del contemporaneo non è una spesa, ma un investimento, e che come per ogni investimento la sicurezza di risorse e la continuità a medio-lungo termine da un lato, il rigore scientifico e professionale nel perseguire obiettivi dati dall'altro sono essenziali per la riuscita dell'investimento stesso. Chi ci rimette, in caso non si trovi quest'accordo, sono le nostre comunità, staccate dal resto del mondo che anche con l'arte tutela memoria e costruisce un domani più forte.

 Si è parlato di una macroregione Puglia-Campania a proposito dei progetto Bac per la realizzazione a Bari di un museo comunale di arte contemporanea nel Teatro Margherita, progetto redatto peraltro per conto della Fondazione Morra Greco partner dell’iniziativa, da Piepaolo Forte, attuale presidente della Fondazione Donna Regina. A Bari lei è stato in occasione di un convegno sulla rigenerazione urbana promosso dalla prima edizione del Premio Lum. Nel frattempo le cose si sono piuttosto complicate e potrebbero prendere vie diverse, comunque lei che idea si è fatta della “questione Bari”?

 Al di là di quello che penso io, una collaborazione sinergica fra Napoli e Bari, la Puglia e la Campania, come fra tutte le città e le regioni meridionali, non può che essere vincente per il nostro Sud, e per l'Italia quindi: ci vogliono più musei, più mostre, più artisti, più industria culturale, più idee, più occasioni di confronto e di scambio... mai, meno! Un museo, per esempio, per riprendere il discorso di prima, è sempre un buon investimento, se ci si da e se si rispettano le condizioni e gli obiettivi di cui parlavo prima.

 Il filo che lega Bari e Napoli non sembra del tutto interrotto: attualmente è in corso , proprio nel Margherita, la riedizione della personale di Jimmie Durham nel Palazzo Reale di Napoli che è stata la prima delle mostre curate dalla Fondazione Morra Greco sotto l’egida del MADRE. Il programma di collaborazione 2013 sembra che sia stato definito prima della sua discesa in campo. Quali sono le sue idee per il futuro su questo sistema di relazioni?

 Seguo con grande interesse un progetto che non ho avviato io, ma che ha notevoli ragioni per essere considerato un progetto pilota in vista di sviluppi importanti per chi ama sia l'arte contemporanea che il Meridione: una coppia, me lo lasci dire, tutta da studiare, quella di arte contemporanea e Sud, ma che sembra fatta l'uno per l'altra.

 Più in generale, e per concludere: non crede che si ponga una “questione meridionale” anche per il sistema artistico e culturale del contemporaneo?

 

 Si, come dicevo, e più che una "questione" direi un' "opportunità meridionale". Se riusciremo ad avere un sistema autorevole di musei di arte contemporanea al Sud... al Sud, e lo si vedeva venerdì 21 al MADRE, verrà tutto il mondo, e il Sud  sarà conosciuto in tutto il mondo anche per le sue eccellenze contemporanee. Lo si può dire non solo dei musei: è dal Sud che possiamo e dobbiamo ripartire... e io sono venuto dal nord proprio perché credo fortemente in questo scenario e in questa prospettiva, che non è solo culturale, ma anche sociale ed economica.


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