URBAN RING, Nuovo Concept Museale - di Alessandra Lozito

ALESSANDRA LOZITO

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Una freddissima serata di fine estate per disquisire di Arte e Architettura, della loro interscambiabilità e indissolubile rapporto. Piazza del Ferrarese, h 21, una cortina di pallet a delimitare l’urban ring che, nell’ambito del festival PUGLIARCH, lo scorso venerdì sera, ha affrontato il tema del “Nuovo concept del progetto di museo”. Gli ospiti intervenuti sono stati invitati a sviscerare il nuovo concetto di museo toccando argomenti quali l’importanza della “collezione”, il progetto architettonico, il piano di gestione economica, la proiezione verso lo spazio esterno, l’ interazione tra Pubblico e Privato. Tutto ciò, dunque, che regola il delicato equilibrio tra contenitore e contenuto, tra scatola e sostanza. Nella squadra dei BIG, capitanata da Vito Labarile, consigliere incaricato del Sindaco per le Arti Visive, irriducibile e appassionato ideatore del progetto BAC, anche Maria Grazia Bellisario, dirigente de servizi Arte e Architettura Contemporanee -Direzione Generale PaBAAC,  Pierpaolo Forte, Presidente della Fondazione Donnaregina di Napoli e Margherita Guccione, direttore del Museo di Architettura moderna e contemporanea del MAXXI. Assente Francesco Palumbo, direttore area Politiche per la Promozione nel territorio, dei Saperi e dei Talenti - Regione Puglia. Nella formazione dei GIOVANI: Ester Annunziata, architetto del centro studi Punto a Sud Est, Michele Spinelli, cofondatore della galleria Doppelgaenger di Bari e Luca Curci, architetto e artista barese. Sul ring due generazioni che si confrontano arbitrate con maestria da Toti Carpentieri, critico d’arte e giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno. Il dibattito però tarda ad accendersi. Alle disquisizioni piuttosto generiche sui massimi sistemi del mondo museale -il museo come luogo della felicità, il museo e la sua proiezione sullo spazio che lo circonda, arte e architettura come facce della medesima medaglia- seguono le dichiarazioni della Bellisario sulla assoluta necessità di coinvolgere l’amministrazione pubblica nelle iniziative del ‘contemporaneo’ affinché si conferiscano continuità e serietà alle attività culturali. In seconda battuta il prof. Forte racconta le controverse vicende del problematico ma tenace museo napoletano MADRE, compartecipato unicamente dalla Regione Campania: “Tratto caratteristico e imprescindibile del museo” sostiene perentorio Forte, “è la presenza della collezione, che ne rende possibile la fruizione”. Luogo dinamico e flessibile, il museo si apre al contesto in cui sorge e segue i flussi esterni intercettando il contemporaneo, come il MAXXI che, sostiene Margherita Guccione, è “un museo aperto e ha l’ambizione di mettersi in rete con le altre istituzioni”. E mentre inaspettati fuochi d’artificio esplodono nel cielo davanti al Teatro Margherita, Vito Labarile prende parola scuotendo una platea piuttosto infreddolita: “Il vero nocciolo della questione è la sostenibilità economica, l’equilibrio tra Pubblico e privato, bisogna cioè intercettare la domanda esterna”. Labarile incalza: “una produzione di ‘sensi contemporanei’ deve porre al centro il problema e l’obiettivo di costruire industrie culturali, non una catena di singoli eventi sterili, affinché si determini un indotto culturale su tutta la città”. Il BAC infatti offre un progetto completo sia dal punto museografico –imprescindibile per la costituzione di un museo fruibile e coerente- che da quello della sostenibilità economica. “Ciò che manca al Sud sono i luoghi del contemporaneo”, ribadisce l’Annunziata, è per questo che si è pensato di importare grandi mostre già confezionate negli spazi dell’arte vacanti, una sorta di “museo che va in trasferta”. Un museo che per Luca Curci è soprattutto “ luogo di attraversamento e di passaggio che deve coinvolgere la gente, come accade per il caso-Maxxi”. Tornando però alla vicenda barese e alla necessità di colloquio tra musei e gallerie, quindi tra Pubblico e privato, Spinelli auspica che Bari si possa dotare finalmente di una realtà museale definitiva: ”Il Teatro Margherita ha offerto una programmazione di eccellente qualità per la nostra città, così da creare massa critica in un luogo dove c’è poca esperienza”. “Quali i programmi del BAC”? Prorompe il fondatore di Doppelgaenger. Labarile e parte del parterre (dove si riconoscono molti studenti, curiosi, passanti, amici del Bac, ma pochi pochissimi rappresentanti della intelligentia barese) risponde: “Le mostre appartenevano alla fase zero del progetto, lo start up si è concluso”. È necessario insomma passare allo step esecutivo. “La facciamo questa industria culturale dove il pubblico incontra il privato”?Di sicuro il museo non è più solo l’antico museion conservativo e celebrativo, è un luogo in cui riconoscersi. Dove incontrare e intercettare lo spirito del tempo. È davvero arrivato il momento in cui Bari, tristemente “città senza musei” superi i capricci e i localismi di una classe politica che occupa il terreno della cultura per sterili ed esibizionistiche lotte di potere.


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