16.04.2011

DREAMY, un viaggio onirico nella galleria FabricaFluxus

enrica dardes

TESTO

IMMAGINI

 
Un apparente giardino dell’Eden ha aperto le sue porte sabato 16 aprile presso la galleria FabricaFluxus a Bari. La galleria di via Celentano ospiterà fino al 10 maggio DREAMY, la mostra personale dell’artista comasca Paola Sala. Questo evento rientra nel ciclo di esposizioni dedicate ad artisti ipercontemporanei che la galleria ha già da tempo intrapreso e offre al pubblico barese la possibilità di ammirare le opere di un’artista che ha già esposto le sue produzioni in un panorama internazionale.
Le opere esposte in mostra sono dei dipinti dai tratti giorgioneschi: i toni del verde oliva e del beige dominano lo sguardo dello spettatore, catturandolo in una dimensione altra. A un primo sguardo le esili figurine sembrano ninfe che giocano in sfumati paesaggi bucolici, ma a ben guardarle i loro volti appaiono differenti: sguardi e visi che richiamano il mondo dei fumetti manga e l’arte pop-surrealista mutano queste ninfe in piccoli satiri sghignazzanti. Lacrime tramutate in fili di perle animati di vita propria e sorrisi sardonici rendono queste tele animate e irriverenti. Paola Sala, chiestole quale fosse lo spunto che l’avesse portata a questa produzione, ha semplicemente risposto sorridendo “Questo rispecchia il mio mondo”.
L’esposizione si apre con riproduzioni di piccole e medie dimensioni di opere già esposte dell’autrice, che richiamano l’idea di una galleria di piccoli ritratti di antenati. Proseguendo l’allestimento con candide rose bianche pendenti dal soffitto incornicia gli altri dipinti. La serie “Casting” (opera del 2009, ma inedita) presenta sei dipinti di un’aspirante modella contemporanea, che sfoggia un fisico minuto, quasi rachitico, e un’evidente imperfezione cutanea. Le immagini sono simili fra loro, ma in realtà differenti, quasi dovessero ritrarre un’imposta staticità della modella. Questa appare imperturbabile e molto professionale, nonostante lo stridente contrasto fra la sua serietà e il macroscopico foruncolo che cattura inevitabilmente l’attenzione del riguardante. La terza parte dell’esposizione, di fronte alla serie precedente, è poi riservata a dipinti creati specificatamente per la mostra barese. Il più grande è “Allegria”, un olio che campeggia al centro della parete ritraendo le piccole ninfe impertinenti che giocano come giovani muse inquietanti e ai cui piedi sono sparpagliate sull’erba le lettere della parola “allegria”, come fossero dei cartoncini con le lettere disposte nella scena di un crimine.
Il corpo femminile è al centro di tutta l’opera di Paola Sala. Un corpo dalle strane fattezze, che si richiama solo in apparenza al mondo rinascimentale e barocco, ma che in realtà rivela tutte le caratteristiche della “bellezza” scheletrica che contraddistingue il nostro tempo, fino ad arrivare a un senso di sproporzione fra corpi e teste. I curatori della mostra, Roberta Fiorito e Nico Murri, descrivono queste figurine come “ninfe, sante, vittime, innocenti e peccatrici, le donne di Paola Sala si ibernano nella tela per sopravvivere alle mode, agli stereotipi e alle corruzioni del nostro tempo, per librarsi leggere in un empireo fiabesco inviolato”.
La mostra è delicata, affascinante e coinvolgente, così come è allo stesso tempo stridente e conturbante. Le piccole figurine che animano i quadri sembrano quasi voler incantare lo spettatore e catturarlo nel quadro, ammaliandolo e ipnotizzandolo in una dimensione surreale che lo porti lontano dalla realtà.
 
 


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