28.02.2011

VOLINCIELO, LA NATURA INNATURALE

Enrica Dardes

TESTO

IMMAGINI

 
“Compito del poeta è di dire non le cose accadute (proprio del particolare storico), ma quelle che potrebbero accadere e le possibili, secondo verosimiglianza e necessità”. Nella Poetica Aristotele distingue la storia dalla poesia secondo il concetto di “verosimiglianza”, ovvero separa il concetto di quello che è stato realmente da ciò che potrebbe essere. Dunque, svela l’idea dell’artificiosità della poesia.
La rievocazione di questo concetto è facile venga alla mente dopo aver visto l’opera volincielo di Maria Grazia Pontorno, esposta presso la galleria Muratcentoventidue a partire da sabato 26 febbraio fino al 31 marzo.
Maria Grazia Pontorno è una giovane artista catanese, laureata presso la Sapienza di Roma in Scienze della comunicazione, che vive fra Roma e New York.
Già nel 2009 col progetto “Roots”, dedicato a Central Park, aveva creato quello che la curatrice, Marilena Di Tursi, ha definito “un incantesimo eloquente in grado di rendere la natura immateriale e onirica”.
Questa volta “l’incantesimo” ha avuto luogo a Bari in una galleria solo apparentemente spoglia. Una stanza bianca con una luce soffusa e opalina offre una finestra su un cielo quasi fosse una piccola sala cinematografica privata. Nella sala antistante dei tondi di porcellana bianca corrono ritmicamente in fila lungo una parete come uno stormo in cielo dalla luce accecante, mentre di fianco, separata da una sola parete, ha luogo la proiezione. Le pareti bianche accolgono e riflettono le luci di uno schermo su cui è proiettato un video di tre minuti circa, riproposto in sequenza ciclica.
Un cielo con qualche nuvola sparsa è ripreso in quattro momenti scanditi e differenti (dall’alba al tramonto) ed è reso “mobile” solo dal volo di stormi di uccelli. Dunque, una scena rassicurante, dalle tonalità tenui e rilassanti, quanto di più familiare si possa guardare: un cielo con degli uccelli che lo attraversano.
Ma l’inganno è proprio qui: la scena non è ritratta dal vivo, ma totalmente riprodotta con grafica 3D. “Amo lavorare unendo il dato naturale e quello artificiale.  Il primo rappresenta tutto ciò che è elemento reale, comune, il secondo, invece, è la finzione del primo. Mi affascina questo senso  perturbante che assale lo spettatore quando è privato della sicurezza di sapere che ciò che pensava reale in verità non lo è. È un senso destabilizzante, per questo mi attira” ci riferisce Maria Grazia Pontorno.
L’artista, però, offre anche una sorta di via di fuga a questo stato di spaesamento, perché tramite artifici grafici consente allo spettatore di svelare l’arcano celato dietro il video. “Facendo attenzione si nota che il volo degli uccelli è assolutamente innaturale – ci spiega – non seguono una traiettoria, un percorso. Inserisco sempre nelle mie opere queste chiavi di volta, così come nell’opera Il giardino di Maresa, in cui il vento muove le foglie secondo moti innaturali e la luce è troppo netta per essere catturata dal vivo”. Poi l’artista continua: “Le mie opere si rifanno al mondo della post produzione. Infatti collaboro con società di post produzione cinematografica che hanno mezzi assai potenti e tecnologicamente avanzati, che mi permettono di realizzare le mie opere come se fossi in un set virtuale, senza relegarmi in un classico studio d’artista”.
Marilena Di Tursi, ha poi aggiunto “è un lavoro su più registri: uno che recupera la manualità e uno il linguaggio video. Il soggetto viene spostato su un fronte di artificio poetico; i cicli stagionali (o diurni) sono indotti e questo è un modo per far sì che ci si soffermi a trovare il filo delle cose che magari a volte si guardano troppo distrattamente. La stringatezza dell’opera si lega a una flessione lenta che distoglie dal fluire del tempo e penso sia una chiave utile per riavvicinarsi alla natura, se pur con un artificio”.
Un’ipnotica e rilassante realtà sospesa, in cui alla danza degli stormi è affidato il compito di far porre uno sguardo attento sulla realtà che li circonda. 
 


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