16.09.2011

Muse, mostra fotografica a cura di Roberto Mutti

TESTO

IMMAGINI

S’inaugura il 16 settembre alle ore 19.30 presso la Galleria BLUorG di Bari, la mostra _MUSE_  del fotografo milanese Mario Zanaria, a cura di Roberto Mutti.
 
 
Mario Zanaria propone in questa  sua prima personale barese, una selezione di scatti, frutto della sua ultima ricerca: il ritratto e il nudo femminile. 
Prediligendo  in particolar modo l’uso del bianco e nero, l’artista tende ad indagare l’animo femminile con una sguardo attento e mai scontato sulle differenti sfaccettature delle sue donne, “Muse” contemporanee, che come indica Robero Mutti, curatore della mostra, sottolineano “…un approccio dal marcato carattere teatrale, un gioco di sguardi che si incrociano perché il fotografo e la modella non si muovono all’interno di un asettico confronto ma creano in’atmosfera di coinvolgente complicità”.
 
La mostra resterà aperta al pubblico dal 16 settembre al 16 ottobre 2011.
Direzione artistica Giuseppe Bellini
Coordinamento Gaia Valentino
Galleria  BLUorG - Bari | via Celentano 92/94 
Tel.: +39-080-9904379 | e-mail: info@bluorg.it | www.bluorg.it
 
Diceva Emile Zola che non si può dire di aver veramente visto qualcosa finché non lo si è fotografato.
In queste parole c’è la saggezza di chi, pur avendo saputo usare con grande perizia la scrittura nei suoi romanzi, riconosceva l’importanza della visione che aveva imparato a raffinare nel suo ruolo di fotografo. In effetti, il fatto stesso di osservare la realtà attraverso il mirino della macchina fotografica non si risolve in un allontanamento dai soggetti inquadrati ma, al contrario, in un coinvolgimento così forte da indurre, talvolta, a identificare realtà e rappresentazione. Se è vero, come spesso si è detto, che l’atto stesso del fotografare è una perenne ricerca della bellezza in tutte le sue mutevoli forme, questa ha senso proprio perché viene catturata, immobilizzata e consegnata a un momento che sembra strappato allo scorrere del tempo per immobilizzarlo in una visione quasi assoluta.
Mario Zanaria questa bellezza la trova nel corpo femminile e così facendo sa bene di confrontarsi con uno dei temi classici che la fotografia, ereditandola da pittura e scultura, ha perseguito con i risultati più diversi. Sempre in equilibrio fra concretezza materiale e ricerca di un idealismo a lungo inseguito, i fotografi si sono misurati con il corpo considerandolo come una vera dimensione tutta da esplorare. Talvolta lo hanno fatto sottolineandone gli aspetti più realistici fino a creare quella vera e propria estetica della concretezza cara al reportage classico. In altri casi sono stati spesso i ritrattisti a esaltare la diafana delicatezza che trasformava ogni espressione in uno sguardo sottile, ogni postura in un atteggiamento di una lievità troppo teatrale per essere autentica. Ovviamente fra questi due estremi moltissimi si sono mossi con intelligenza facendo emergere una visione potente e suggestiva, soprattutto quando la ricerca è approdata alla dimensione più intrigante, quella dell’eros.
Proprio da qui è partito Mario Zanaria e queste sue “muse” sono il punto di approdo di una ricerca che ha sì acquisito la consapevolezza del passato – volendo, nel suo lavoro si sentono le ascendenze dei grandi autori che con questo tema si sono misurati – ma ha saputo trovare una strada decisamente personale ed autonoma.
Il suo è un approccio dal marcato carattere teatrale, un gioco di sguardi che si incrociano perché il fotografo e la modella non si muovono all’interno di un asettico confronto ma creano in’atmosfera di coinvolgente complicità. Ogni immagine evoca, nella sua sintesi, una storia che spetta a chi osserva costruire con gli elementi che gli vengono proposti. Perché Zanaria, ribadendo l’intento di sfuggire al rischio di ottenere un risultato estetizzante, non si limita a fotografare corpi seducenti: la sua idea è quella di inscriverli in uno spazio al cui interno possano dialogare evitando così ogni possibile staticità. Talvolta di questo spazio si coglie l’assoluta semplicità di un muro bianco, di un pavimento scandito da disegni geometrici, di un’ombra riflessa. Più spesso ci si trova proiettati in interni caratterizzati da pochi elementi – una lampada, un letto, una scala – riconoscibili per la loro linearità. Eppure basta osservare meglio le fotografie, soprattutto quelle in cui compaiono specchi e finestre, per comprendere che Mario Zanaria proprio fra le pieghe della apparente semplicità cerca ciò che più gli interessa per restituirci visioni di una bellezza intrigante. E’ la luce, infatti, a dominare le sue immagini: quella calda che caratterizza le poche, calibrate, fotografie dai colori brillanti, quella delicata che si ritrova nelle sue stampe in bianconero tutte giocate su contrasti che, anche in presenza di ombre profonde, sanno essere sempre di una delicatezza ricercata. In tal modo noi osservatori ci sentiamo sedotti dal gesto lieve con cui una modella sposta una ciocca di capelli, si copre il volto, arcua la schiena, si avvolge in un lenzuolo con un cenno spontaneo di falso pudore, rivela la sua nudità con una naturalezza che esclude ogni volgarità.
Da tutto ciò non può che derivare una intensa ispirazione che porta il fotografo a ricercare nei corpi femminili l’elemento di più alto valore, quello dell’armonia.
Roberto Mutti
 


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